Cybersicurezza. Usa-Russia: cambia rotta la strategia americana
Segretario alla Difesa sospende le operazioni informatiche offensive contro Mosca

In una mossa che ha suscitato grande scalpore negli ambienti della sicurezza nazionale, il segretario alla difesa americano Pete Hegseth ha deciso di sospendere temporaneamente le operazioni informatiche offensive contro la Russia condotte dal Cyber Command. La decisione, annunciata ufficialmente in questi giorni, arriva in un contesto di crescenti tensioni nel cyberspazio e di frequenti attacchi informatici attribuiti a potenze come Russia e Cina (nel mirino anche l'Italia, in risposta a quanto dichiarato a febbraio dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella su Russia e Terzo Reich, bollate come offensive e blasfeme dalla portavoce del ministro degli esteri russo Lavrov, Maria Zakharova, NdR).
Un funzionario dell'amministrazione americana che ha preferito rimanere anonimo per motivi di sicurezza, ha confermato che l'ordine mira a rivalutare le strategie offensive, senza precludere tuttavia l'attività di altre agenzie quali Cia, l'Fbi e la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency, le quali proseguono nelle operazioni di difesa e monitoraggio delle minacce digitali. Fonti locali autorevoli, come quelle riportate da "The Washington Post", sottolineano come la sospensione rappresenti un tentativo di contenere il rischio di escalation in un periodo in cui la sicurezza informatica degli Stati Uniti è sotto pressione.
In un'intervista Hegseth ha dichiarato: "In un'epoca in cui le minacce informatiche si fanno sempre più sofisticate, è fondamentale rivedere e rafforzare le nostre strategie. Pur riconoscendo l'importanza delle operazioni offensive, dobbiamo assicurarci che ogni azione non alimenti ulteriori tensioni. Questo è un passo necessario per proteggere la nostra sicurezza nazionale". Il segretario ha inoltre annunciato che nell'ambito del nuovo piano di semplificazione delle procedure di assunzione per il personale del Cyber Command, saranno accelerati i tempi di reclutamento, con l'intento di attrarre talenti altamente qualificati.
La decisione ha scatenato un intenso dibattito interno, alimentato da recenti episodi di cyberattacchi e campagne di disinformazione che hanno messo in luce le vulnerabilità dei sistemi statunitensi, inclusi attacchi diretti ai processi elettorali. L'Organizzazione "Issue One", una realtà no-profit dedicata allo studio dell'impatto della tecnologia sulla democrazia, ha sottolineato che invece di rafforzare le difese le misure attuate hanno in qualche modo agevolato le interferenze da parte di attori stranieri. In più, il procuratore generale degli Stati Uniti d'America nella seconda amministrazione Trump, Pam Bondi, ha recentemente sciolto una task force dell'Fbi incaricata di monitorare le campagne di influenza straniera: ulteriore segnale che il governo sta ristrutturando il suo approccio alle operazioni cibernetiche. Tali sviluppi, unitamente ad una crescente pressione da parte dei legislatori repubblicani e degli esperti di sicurezza nazionale, spingono l'amministrazione a cercare un equilibrio tra azioni offensive e strategie difensive per salvaguardare le infrastrutture critiche. Sempre ammesso che non siano passi falsi, avvertono gli analisti...
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