Nella mattinata odierna, a Mediglia (Milano), alla presenza del comandante generale, generale Corpo Armata Teo Luzi, si è svolta la cerimonia di commemorazione in forma solenne del 50esimo anniversario della morte del maresciallo maggiore Movm (Medaglia d'oro al valore militare) “alla memoria” Felice Maritano. All’evento hanno preso parte, tra gli altri, il questore di Milano, Bruno Megale, il sindaco di Mediglia, Giovanni Carmine Fabiano ed il nipote del decorato, Emanuele Maritano.

Dopo la deposizione delle corone d’alloro sulla lapide che ricorda il sacrificio del maresciallo Maritano, ha preso la parola il comandante generale dell’Arma.

Il generale CA Luzi ha evidenziato l’abnegazione ed il senso del dovere del militare decorato, sottolineando che “la società si è evoluta anche grazie a tanti servitori dello Stato che si sono sacrificati per l’Italia. Sono cambiate le persone ma i valori restano immutati: i valori singoli della lealtà, del sacrificio, del coraggio, della fedeltà, della disciplina nonché i valori collettivi della libertà, dell’inclusione, della democrazia e dell’uguaglianza. L’Arma e lo Stato non dimenticano coloro che si sono sacrificati per rendere l’Italia migliore. La memoria del maresciallo Felice Maritano è dovuta per i familiari, per la società ed i Carabinieri di oggi nonché per i ragazzi perché possano guardare il futuro con fiducia”.

Ha destato commozione il minuto di raccoglimento dei presenti, durante la benedizione alla lapide impartita da Don Zaccaria Mauro Bonalumi, responsabile della Comunità pastorale di Peschiera Borromeo e di Mediglia, accompagnato dal cappellano militare della Legione CC Lombardia Cesare Bedogné.

Il ricordo del maresciallo Maritano vive in ogni donna ed in ogni uomo profondamente legati ai valori della democrazia e della libertà, sentimenti che il passare degli anni non scalfisce ma rafforza.

Il sottufficiale rimase ucciso nella frazione Robbiano del comune di Mediglia il 15 ottobre 1974, nel corso di un’operazione notturna che permise di scoprire un covo delle Brigate Rosse. Fu egli stesso ad offrirsi volontario per l’irruzione, con lo stesso spirito di sacrificio ed il senso del dovere con cui, a 55 anni d’età ed ormai prossimo al congedo, aveva chiesto di entrare a far parte del Nucleo speciale antiterrorismo guidato dal generale Carlo Alberto dalla Chiesa. La lotta al terrorismo fu la fase conclusiva di una carriera costellata di successi e grande impegno per la Patria e la cittadinanza. Combattente nel Balcani durante la seconda guerra mondiale, dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943 venne fatto prigioniero e deportato in Germania fino al termine del conflitto. Al rientro in Italia, fu impiegato nella linea territoriale in vari reparti fino a diventare il comandante della stazione di Genova-Rivarolo. Assolse con merito i vari incarichi, portando a termine importanti indagini ed ottenendo ben 10 encomi solenni.