Voli spaziali: società tradizionali arrancano
Sfida Boeing-Space X sui voli commerciali privati nel cosmo
I viaggi spaziali sono la nuova frontiera del trasporto commerciale. Un settore in cui i maggiori protagonisti sono le start-up, mentre i colossi del settore restano indietro. Basta fare un paragone fra i costi offerti dalle statunitensi Boeing e Space X: un posto a bordo della navicella "Starliner" costa 90 milioni di dollari, contro i 55 della "Crew Dragon", la capsula sviluppata dall'azienda di Elon Musk, che sta dominando il settore dei viaggi nel cosmo.
E poco importa che il 5 giugno 2024 il viaggio spaziale della navicella "Starliner" sia andato in porto. Infatti, la capsula ha attraccato alla Stazione spaziale internazionale dopo un viaggio di 24 ore puntellato di problemi: quattro perdite di elio e cinque propulsori di bordo spenti e poi riaccesi. I guasti hanno ritardando l'attracco alla International Space Station (Iss), ma soprattutto hanno fatto capire che al momento Boeing non può insidiare la società SpaceX.
Tutto era iniziato nel 2014, quando la National Aeronautics and Space Administration (Nasa) aveva affidato a Boeing (4,2 miliardi di dollari) ed a SpaceX (2,6 miliardi) due contratti per la fornitura di navette spaziali per il trasporto di astronauti sulla Stazione spaziale internazionale. Una mossa che ruppe il monopolio dell'agenzia russa Roscosmos. Nel novembre 2020 astronauti a bordo della capsula "Crew Dragon" di SpaceX attraccarono con successo alla Iss, mentre "Starliner" ha accumulato quattro anni di ritardo.
A complicare le cose per Boeing ci sono i costi. Le società che volessero noleggiare capsule spaziali per inviare equipaggi a bordo della stazione orbitante internazionale sceglierebbero di volare sulla "Crew Dragon", i cui posti a sedere costano la metà rispetto al gruppo rivale. A Boeing non resta che puntare su voli istituzionali o abbassare i costi di accesso allo spazio.
AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency