Che fine fanno i dati biometrici in aeroporto
Installato a Linate il "FaceBoarding", ci si interroga sui rischi per la privacy
Il sistema "FaceBoarding" per il riconoscimento biometrico facciale velocizza l'accesso ai gate di imbarco in aeroporto. È già attivo in diversi scali degli Stati Uniti ed in Italia è stato inaugurato il 7 maggio quello allo scalo "Enrico Forlanini" di Milano-Linate. Si tratta di una tecnologia che solleva però gli interrogativi di alcuni esperti in merito alla privacy connessa alla gestione dei dati personali e sensibili.
La società che gestisce gli aeroporti milanesi Sea ha fatto sapere che questo sistema "garantisce la tutela della privacy e dei dati dei passeggeri" per mezzo di una "tecnologia sicura, semplice e rapida". Tuttavia, l'utilizzo che ne viene fatto in Cina crea il timore che si materializzi in Italia uno scenario inquietante: identificare la popolazione ed arrestare le persone prima che compiano un crimine, in base al giudizio prognostico di un sistema predittivo.
Ci si chiede come verranno utilizzati i dati biometrici elaborati in aeroporto. Il riconoscimento facciale è basato sulla raccolta di caratteristiche del volto, una sorta di selfie. Memorizzate in forma digitale, la gestione di questi dati è disciplinata dal rigoroso Codice europeo della privacy. I principali rischi sono connessi al furto di identità. L'aeroporto di Linate garantisce, come altri scali, che la conservazione nel database è protetta da password crittografica. Oltre l'etica del gestore Sea, però, nulla è al sicuro di fronte ad un gruppo di hacker esperti.
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