Il produttore di aeromobili statunitense Boeing deve essere perseguito penalmente per i recenti problemi di sicurezza e qualità dei suoi prodotti. È quanto chiedono i familiari delle vittime degli incidenti aerei mortali avvenuti nel 2018 e nel 2019, quando due velivoli B-737 MAX precipitarono a causa di un problema tecnico su un componente, provocando il decesso di 346 persone. 

I parenti delle vittime lo hanno ribadito nelle scorse ore, facendo pressione sul dipartimento di giustizia statunitense. Chiedono che le autorità perseguano penalmente il costruttore a causa di una presunta violazione di un accordo siglato nel 2021 con la magistratura americana: il giudice aveva archiviato un'accusa penale contro Boeing, dietro pagamento di 2,5 miliardi di dollari, a condizione che nei tre anni successivi il Gruppo avesse garantito standard di sicurezza elevati sui propri prodotti.

Tuttavia il 5 gennaio 2024 un portellone (plug door) esplose a bordo di un velivolo B-737 MAX 9 (marche N704AL), operato dalla compagnia Alaska Airlines, appena decollato (volo AS-1282). Le autorità hanno stabilito che mancavano le viti di ancoraggio del pannello alla fusoliera. Ciò ha costretto Boeing a risarcire varie aerolinee che avevano messo a terra quel modello di aeromobile.

"Questo è troppo. Ci deve essere maggiore responsabilità". "Se ci fosse stato un monitoraggio esterno, la situazione del volo Alaska Airlines non si sarebbe verificata", denuncia Nadia Milleron, la cui figlia, Samya Stumo, ha perso la vita mentre viaggiava a bordo del B-737 MAX 8 di Ethiopian Airlines precipitato nel marzo 2019. Adesso, l'amministrazione statunitense ha poco più di tre mesi di tempo per decidere se perseguire penalmente Boeing. 

Sullo stesso argomento vedi anche la notizia pubblicata da AVIONEWS.