Usa: vettori aerei aumentano tariffe sui bagagli
Mossa per compensare costi crescenti post-pandemia
I vettori aerei statunitensi stanno aumentando le tariffe sui bagagli. Si tratta di una mossa aziendale che conferma la tendenza affermatasi nel settore del trasporto nei cieli nel periodo del post-pandemia: le aerolinee di tutto il mondo fanno sempre più affidamento alle entrate derivanti dagli extra costi connessi ai cosiddetti servizi ancillari: ossia la selezione del posto, l'imbarco prioritario, una seconda borsa al seguito.
La compagna americana Delta Air Lines è solo l'ultima in ordine di tempo ad avere aumentato i prezzi dei bagagli: la scorsa settimana ha innalzato il prezzo del check-in on-line del primo bagaglio a 35 dollari (prima 30 dollari). Negli ultimi due mesi altre quatto aerolinee statunitensi hanno incrementato (di 5 dollari) i costi di valigie e trolley: Alaska Airlines, JetBlue Airways, American Airlines ed United Airlines. Altre compagnie fanno pagare 40 o più dollari in aeroporto.
In ogni caso, è chiaro che oggi le tasse sui bagagli, introdotte negli Stati Uniti nel 2008 per contrastare l'aumento dei prezzi del carburante, sono diventate una fonte significativa di entrate per i vettori aerei. Secondo il Bureau of Transportation Statistics (Bts) statunitense, le aerolinee americane hanno ricavato 6,8 miliardi di dollari nel 2022; una cifra più che doppia rispetto a quella incassata nel decennio precedente.
Si stratta di una tendenza che l'amministrazione Biden sta cercando di tenere sotto controllo, per evitare che il diritto a fare impresa confligga con i diritti dei consumatori: "Abbiamo proposto che i fornitori di viaggi, servizi pubblici e biglietti on-line comunichino il prezzo totale in anticipo, in modo da non avere sorprese", aveva chiarito il presidente statunitense. Sulla stessa linea "FlyersRights", associazione che tutela i consumatori: "La trasparenza delle tariffe aiuterà i clienti a comprendere meglio il costo reale del volo".
AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency