Gli aeroporti situati nel Mezzogiorno registrano tutti un boom di passeggeri in transito. Si tratta di performance che testimoniano però la carenza di alternative nel settore dei trasporti nel Sud Italia. Questa situazione mette i vettori aerei nelle condizioni di portare avanti un regime di oligopolio, che permette alle aerolinee di vendere biglietti a prezzi molto alti, come accaduto a Natale, con tariffe da 500-600 Euro per un volo da Palermo a Milano o Roma. 

Questa condizione di subalternità, che va consolidandosi secondo gli analisti, fa pensare che nei prossimi anni, come accaduto dal 2019 ad oggi, la crescita si concentrerà negli scali del Sud Italia ed in qualche hub aeroportuale delle compagnie low-cost, come Ryanair e Wizz Air. Infatti, si trovano nel Meridione otto degli undici scali principali che fanno segnare gli incrementi maggiori. 

Secondo alcuni esperti del settore, questa situazione è figlia di una scarsa gestione delle infrastrutture di trasporto. Basta fare l'esempio di Agrigento, provincia da 442.000 abitanti: è collegata all'aeroporto di Palermo con un treno che percorre 200 km in due ore e mezza, davvero troppo tempo e l'alta velocità ferroviaria costerebbe 10 miliardi di Euro. Un investimento che però attiverebbe importanti ricadute economiche derivanti da turismo ed indotto.

Insomma, questo è il pericolo: invece di pianificare e gestire correttamente le infrastrutture di trasporto nel Meridione, gli aeroporti minori (il progetto di creare lo scalo "Valle dei Templi" Agrigento) rischiano di diventare slogan elettorali, lasciando gli scali alla mercé dei politici, per i loro progetti di assistenzialismo che mirano a nutrire le proprie clientele, aumentando a dismisura l'occupazione, fino quasi a produrre perdite. Occorre un vero e proprio cambio di paradigma, non risolvibile solo privatizzando gli scali.