Presentato al Senato rapporto Censis su cybersecurity
Gli attacchi informatici raddoppiati nel 2022
Il Cyber Security Specialist è tra le figure emergenti della transizione digitale
È stato presentato ieri, presso la Sala Capitolare di Palazzo della Minerva del Senato della Repubblica, il rapporto Censis-Iisfa (Associazione italiana digital forensics), “Il valore della cybersecurity in Italia. La sicurezza informatica garanzia di benessere e libertà”, promosso da Assocomunicatori. Dalla ricerca emerge come l’incremento degli attacchi informatici, insieme con l’ampliamento dello spettro del cyber risk, influenzi le condotte di vita degli italiani. È allora opportuno promuovere una maggiore consapevolezza collettiva sul tema della cybersecurity, che includa quei gruppi che per condizione sociale, culturale o anagrafica, oltre ad essere più a rischio di digital divide, rappresentano le componenti più deboli dell’ecosistema digitale. Si consolida, così, una cyber resilience nazionale, a garanzia di benessere sociale e libertà.
Nel 2022 gli attacchi informatici a infrastrutture sono più che raddoppiati rispetto all’anno precedente (+138%). Tra il 2012 ed il 2021, nell’arco di quasi dieci anni, i reati informatici denunciati all’Autorità giudiziaria dalle Forze di Polizia sono raddoppiati (+155,2%) in controtendenza con l’andamento totale dei reati (-25,4%). Sono Milano e Roma a guidare la classifica delle prime 10 Province per numero di reati informatici denunciati (rispettivamente 24.077 e 21.637). È, però, Torino a primeggiare per numero di reati in rapporto alla popolazione (7,8 reati ogni mille abitanti).
Se in media nel 2022 il 40% delle imprese, come evidenzia il rapporto, ha dichiarato di avere difficoltà nella ricerca di lavoratori, nel caso dell’Ict (Information and Communications Technology) tale quota sale al 52%. Accanto al software developer o al data engineer, il Cyber Security Specialist è indicato tra le figure emergenti più legate alla transizione digitale nelle previsioni di fabbisogni occupazionali e professionali a medio termine (2023-2027) per il settore dell’informatica e delle telecomunicazioni.
Nel corso dell’ultimo anno al 76,9% degli italiani è capitato di imbattersi almeno in una minaccia informatica. Il 60,9% del totale ha ricevuto un sms o un messaggio su WhatsApp con invito a cliccare su un link sospetto, mentre il 56% è stato bersaglio di e-mail ingannevoli. Il numero crescente di attacchi informatici a enti e istituzioni ha condizionato la sfera emotiva e i comportamenti degli italiani. Per il 62,9% di loro sono stati fonte di ulteriore preoccupazione rispetto all’attuale situazione di crisi, nel 53,2% hanno ingenerato la paura che i propri dati possano essere rubati e il 24,4% si collega meno a Internet per svolgere attività online. Il 28,8% degli italiani dichiara di sapere precisamente cosa si intende per cybersicurezza, una quota cresciuta del 4,5% in confronto al 2022 (quando erano il 24,3%).
Oltre 7 italiani su dieci utilizzano una password per il wi-fi di casa (75,2%); il 71,5% fa uso di password diverse in funzione dei servizi utilizzati; il 70,3% ha un antivirus installato ed aggiornato sul Pc di casa e il 75% sul Pc di lavoro. I sistemi di autenticazione più complessi della password (autenticazione biometrica oppure Otp via sms) sono, invece, utilizzati dal 54%. Il backup dei propri file è una pratica che accomuna il 59,5% degli italiani.
Per la salvaguardia del proprio cellulare, invece, il 77,1% consente gli aggiornamenti periodici del software di sistema, mentre il 62,6% utilizza per accedere al proprio cellulare oltre alla password altri fattori (Pin, Otp, impronta digitale o riconoscimento facciale).
Nel 2022 le imprese italiane con 10 e più addetti che hanno avuto un problema di sicurezza Ict sono state il 15,7%, (circa 30.000 unità in valore assoluto), mentre il 20,6% degli italiani è stato testimone nell’ultimo anno di almeno un attacco informatico sul proprio luogo di lavoro. A giugno 2022, le imprese anti-hacker hanno raggiunto la quota di 3.147 (+5,4% rispetto al mese di settembre dell’anno precedente).
Secondo Ettore Rosato, segretario Copasir: “Siamo in un ambito che richiede una grande innovazione da parte del sistema-Paese. L'invasione in Ucraina ha messo in luce la debolezza di un settore sul quale non si è ancora investito abbastanza. In tal senso, abbiamo di fronte delle scelte importanti da fare. In primis investire sulla formazione di personale specializzato. Occorre, inoltre, prevedere strumenti legislativi adeguati ed incentivi per difendere il know how del nostro sistema imprenditoriale”.
Bruno Frattasi, direttore generale Agenzia per la cybersicurezza nazionale, ha rilevato che: “L’incremento dei dati informatici è un fattore correlato all’aumento della superficie digitale che è stato il risultato un po’ anche della pandemia. Stiamo utilizzando sempre di più i mezzi digitali in correlazione a quella che è la trasformazione digitale del Paese, che è un bene che avvenga ed è un processo che non si deve fermare. La missione che abbiamo come Agenzia è quella di far capire a tutti che la trasformazione digitale deve avvenire in sicurezza, ovvero attraverso continui e adeguati investimenti nel campo della sicurezza informatica”.
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