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CLARA MOSCHINI

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Il mancato pagamento della cassa integrazione al personale ex-Alitalia

Su circa undicimila dipendenti più di ottomila sono stati estromessi dal ciclo lavorativo

In questi giorni stiamo assistendo ad una incredibile vicenda che riguarda il personale messo in cassa integrazione a zero ore dopo la chiusura di Alitalia e la nascita di ITA.

Su circa undicimila dipendenti più di ottomila sono stati estromessi dal ciclo lavorativo, entrando in regime di cassa integrazione a zero ore. Ciò significa che, almeno per il personale di volo, non faranno più attività, in attesa di essere riassorbiti dal programma di assunzioni posto da ITA. 

Tuttavia il programma di ITA difficilmente si realizzerà con i tempi ed i modi previsti. Ora, il presupposto della cassa integrazione è proprio quello di mettere per così dire “in panchina” tanto per usare una metafora calcistica di moda in questi giorni. Vuol dire cioè che non appena le assunzioni ripartiranno questo personale potrà essere impiegato di nuovo ed uscire dal programma di assistenza sociale rappresentato dalla cassa integrazione. Se invece la compagnia aerea non è in grado di assumere più personale, allora le persone momentaneamente fuori dal ciclo lavorativo entreranno in mobilità (Naspi) dove invece l’orizzonte non sarà più l’impiego, ma l’uscita dal mondo del lavoro. Il lavoratore non è più in panchina, ma in tribuna.

ITA aveva previsto un’espansione, irrealistica secondo molti analisti, ma oggi si trova a dover fare i conti con una crisi nera, perdendo una quantità di denaro mai registrata prima da tutte le gestioni Alitalia precedenti, pubbliche e private. 

Inoltre, c’è da dire che le persone molto qualificate, come i piloti, sono specializzate in una determinata funzione e devono mantenere attive le licenze che permettono loro di lavorare. Nel programma di dismissione del personale era previsto che queste licenze, molto onerose dal punto di vista economico, sarebbero state a carico del fondo per il sostegno al reddito del personale navigante. 

Qui si verifica la prima anomalia. Nessun supporto è stato dato per mantenere queste abilitazioni. 

La seconda anomalia è che oggi ITA si trova in crisi ad un anno dalla partenza con la prospettiva di essere venduta, con l’idea di privatizzarla e cederla agli stranieri. I quali non è detto che vogliano espanderla. Quindi, ulteriore riduzione di personale.

La terza non è un’anomalia, ma uno scandalo. La cassa integrazione non viene pagata per incredibili errori da parte dei commissari che “dimenticano” di fornire i dati all’Inps per il pagamento dei lavoratori. In questo anno passato dalla chiusura di Alitalia la cassa integrazione non è stata mai pagata secondo un criterio. Semplicemente, quando si ricordavano di comunicare i dati o quando una protesta sollecitava questi pagamenti. 

La domanda legittima che sorge è: se una persona in cassa integrazione non può lavorare, ma allo stesso tempo la si priva del reddito, che non arriva con regolarità o non arriva proprio, come immaginiamo che debba sopravvivere?

Non è chi non veda in questo comportamento delle situazioni da rilievo penale. Il vero mistero è capire come mai così poche persone non protestino con veemenza, accettando che dei commissari nominati dal Governo siano così inadempienti verso i propri doveri. 

E forse questa è l’anomalia maggiore. 

Red - 1248375

AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency
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