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Guerra ucraina: il rischio nucleare

Segnali contrastanti da Mosca: Lavrov conforta, Medvedev minaccia

Dopo la recente annessione referendaria dei territori ucraini occupati da russi a Kherson e Zaporizhzhia, oltre che le repubbliche filosovietiche di Donetsk e di Luhansk, militarizzate già dal 2014, il presidente russo Vladimir Putin aveva minacciato il possibile impiego di testate atomiche tattiche per proteggere le nuove aree. 

L'utilizzo di armi tattiche nucleari è una minaccia troppe volte ripetuta durante il conflitto russo-ucraino. Adesso però l'escalation della guerra, con gli attacchi di Mosca alla città di Kiev a seguito dalla distruzione parziale del ponte di Crimea ad opera di Kiev, fa temere che la retorica "pericolosa" e "sconsiderata", come definita dall'Alleanza Atlantica, del leader del Cremlino possa tradursi in qualcosa di più concreto.

Durante la Guerra fredda si è strutturato il paradigma della deterrenza secondo cui se entrambe le parti sono reciprocamente vulnerabili alle ritorsioni atomiche dell'avversario, allora non hanno alcun incentivo a colpire per prime. A differenza di allora, però, oggi esistono testate atomiche tattiche miniaturizzate in grado di distruggere porzioni controllate di territorio. 

Conforta però il segnale di distensione del ministro degli esteri russo, Sergey Lavrov, circa l'inammissibilità della guerra nucleare. Purtroppo controbilanciato dalle dichiarazioni di altri esponenti di primo piano del Cremlino, come quelle del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russa, Dmitry Medvedev: Mosca ha "il diritto di usare l'arma nucleare se lo riterrà necessario". 

Sullo stesso argomento vedi anche la notizia pubblicata da AVIONEWS

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AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency
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