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CLARA MOSCHINI

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I cieli europei provano a ripartire 

Sognando le vacanze estive con le stelle del prezzo del carburante

L’ultima settimana di aprile 2022 il traffico aereo europeo si è assestato all’83% su base 2019. Giornalmente ed in media sono stati serviti 25.426 voli con un incremento settimanale progressivo del 3% relativo al mese di aprile.

Con l’inizio della stagione estiva i vettori aerei low-cost hanno aumentato la propria capacità, così come le compagnie tradizionali hanno sì fatto ma in maniera minore. Queste ultime risentono meno dei flussi stagionali.

Il trend del traffico aereo appare in salita, seguendo la stagionalità. 

Ryanair è il primo vettore europeo con una media di 2751 voli giornalieri. Seguono easyJet con 1510, Lufthansa con 1510, Turkish Airlines con 1133 voli, Air France con 998; poi Klm 735, British Airways 671, Wizz Air 726.

Su base 2019 perdono tutte le aviolinee, tranne Ryanair che ha incrementato il suo network del 9% e Wizz Air che opera ad un +16% su base 2019. Nulla si può dire al momento sul vettore irlandese che non se questo dominio sia un bene o un male nel lungo periodo.

Di tutto ciò ne giova l'ambiente, con le emissioni ridotte del 30% su base 2019.

Tra i primi 10 Stati-nazione per traffico aereo tutti incrementano i propri flussi di breve periodo con l’evidenza di Italia, Germania, Spagna e Francia.

Il cargo resta su valori elevati, superiori al 2019 del 5% così come l’aviazione business, al di sopra dei livelli del 2019 del 20%.

In controtendenza i voli charter, a causa della barbara ed ingiustificabile invasione dell’Ucraina. Perdendo il mercato russo, il volo charter diminuisce del 10% su base 2019. 

Gli aeroporti più trafficati risultano essere, in ordine, Amsterdam, Parigi-"Charles De Gaulle", Francoforte, Londra, Istanbul, i grandi hub specchio dell’economia dei rispettivi Paesi; seguono Madrid e Barcellona. 

Se la prima settimana di febbraio il carburante aveva raggiunto i 2,66 dollari a gallone, toccando il suo massimo da settembre 2014 avendo avuto da marzo 2020, inizio della pandemia, un rialzo di ben 91 centesimi, al 22 aprile 2022 il prezzo ha raggiunto i 3,73 dollari a gallone. 

Tali livelli prima o poi presenteranno il conto all’intero sistema se non muteranno le regole di un mercato petrolifero sempre pronto a sfruttare le criticità della società contemporanea.

A livello mondiale si registra una notevole flessione del traffico da e per la Cina, dovuta ad un nuovo e rigido lockdown. Questo ha ridotto sia i flussi domestici che internazionali del 73% su base 2019. Nel 2021 però il Pil (Prodotto interno lordo) cinese è aumentato dell’8,1%, ben sopra la media del periodo pre-Covid. La Cina ha quindi la possibilità di chiudere ancora, ma occorre anche la visione di dove si vuole andare.

red - 1244570

AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency
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