Produttori di armamenti colpiti dall'inflazione
Incrementi di prezzi fino al 7,5% su stime del 2,2% rendono difficili gli accordi

L'aumento del costo del lavoro e delle spese per il carburante stanno avendo un impatto economico molto forte sull'industria degli armamenti statunitense. Molte aziende, così come i grandi Gruppi, stanno facendo fatica a siglare nuovi contratti con il ministero della difesa americano. Tutta colpa dell'incremento dei costi delle armi e dei sistemi militari che devono trovare un equilibrio tra il budget del Pentagono e i valori del mercato.
Basta guardare alla situazione della Lockheed Martin, da tempo in trattative con Washington per definire la compravendita del prossimo lotto di caccia da combattimento F-35. Con i prezzi alti è difficile accordarsi su nuovi contratti a lungo termine con il governo. Secondo fonti interne, citate dai media americani, la commessa avrebbe dovuto essere perfezionata già alcuni mesi anche con i fornitori della componentistica.
Tutto questo accade a causa delle previsioni sull'inflazione. La disponibilità economica per il settore difesa nel 2022 è di 715 miliardi di dollari, basata su una stima di aumento dei prezzi pari a +2,2%, ma le aziende hanno a che fare con incrementi del +7,5%. Insomma, i prezzi effettivi sono andati ben oltre le proiezioni di Washington.
Basti pensare che il carburante era previsto in aumento del 10%, ma il costo del greggio ha segnato +55% negli ultimi 12 mesi. In genere ci si protegge da tale escalation di aumenti di prezzo attraverso i cosiddetti accordi cost-plus. Questa volta la protezione è stata diluita dai ritardi nell'approvare il bilancio per l'anno fiscale 2022 e questo ha lasciato i contratti e le spese basate su un tasso di inflazione del 2,2%. Il negoziato continua.
AVIONEWS - World Aeronautical Press Agency